sabato 8 maggio 2010

USA. DATO SHOCK: 18 VETERANI SI SUICIDANO OGNI GORNO


Francesca Marretta 
La guerra in Afghanistan e Iraq uccide anche su un fronte nascosto
Liberazione 26 aprile 2010

Francesca Marretta
La guerra in Afghanistan e Iraq uccide anche su un fronte nascosto. Quello della depressione di chi la combatte. Specialmente se sei un soldato yankee.
Ogni giorno, almeno trenta veterani che hanno combattuto per la bandiera a stelle e strisce provano a togliersi la vita. Diciotto ci riescono. Sono dati cui si stenta a credere quelli diffusi dal dipartimento di Stato Usa per i veterani (Veteran Affairs Department).
Sulla base delle stesse notizie, anche la rivista Time ha scritto questo mese che dall'invasione dell'Afghanistan nel 2001 fino all'anno scorso, sono morti più soldati per suicidio che al fronte. Si tratta di un fenomeno raddoppiato dal 2001 al 2006 ed in continuo aumento, (mentre per le altre categorie sociali negli Usa resta costante) tanto da essere diventato un cruccio per i vertici della Difesa. Il governo americano ha per questo investito milioni di dollari in campagne di prevenzione e programmi di assistenza psicolgica e psichiatrica per i veterani. Tra questi, risultano soggetti particolarmente a rischio i soldati che hanno svolto un numero maggiore di missioni. Il che non sorprende. La sindrome Ptsd, Post-traumatic stress disorder, che colpisce tipicamente i militari di ritorno dal fronte, si verifica a scoppio ritardato ed è causata dai di traumi legati a situazioni di stress acuto. Il ricordo di azioni commesse in guerra, di orrori subìti o provocati, può venire a galla sotto diverse forme e quando meno te lo aspetti. E' evidente che per i molti militari reduci dai fronti iracheno e afghano il trauma è insopportabile al punto di volarla farle finita.
Secondo chi ha studiato il fenomeno del suicidio in divisa il solo modo pratico per tentare di porre rimedio a questa situzione sarebbe aumentare le licenze, ma per farlo servirebbero più soldati da mandare in guerra.
Intanto ci si affida agli psicologi che sono all'altro capo del filo per chi compone il numero della help-line in versione mimetica. Diecimila chiamate al mese. Telefonano sia soldati in servizio che riservisti.Secondo il dipartimento di Stato Usa l'assistenza psicologica ai soldati salva almeno 250 vite l'anno.
Sul sito governativo delle associazioni per i veterani si trovano anche linee guida e brochure per la prevenzione del suicidio, come questa: «A volte ci sembra che i problemi siano impossibili da risolvere. A volte non ci rendiamo conto che un problema ci affligge sempre di più. Sappiamo solo che qualcosa non va. E' allora che anche gli individui più forti possono contemplare il suicidio. Ma il suicidio non è la risposta. Sei o conosci qualcuno a rischio di suicidio? Chiedi aiuto se ti accorgi di questi segnali». Segue una lista di comportamenti "a rischio", tipo, parlare o scrivere di morte, sentirsi senza via d'uscita, isolarsi da amici e parenti, dormire troppo o troppo poco e così via.
Anche se risulta molto più diffuso tra i veterani Usa, fenomeno dei suicidi tra chi è stato sui fronti afghano e iracheno non risparmia i militari britannici e canadesi.
L'anno scorso per i soldati di Sua Maestà britannica mandati al fronte è stato istituito il "suicide watch", una campagna di prevenzione al suicidio realizzata tapezzando muri di caserme e basi da campo con di poster che dicono: «Sei preoccupato per qualcuno nella tua squadra? Non lasciarlo a combattere da solo. Ascoltalo. Non tutte le ferite sono visibili». Oppure: «Non farti sconfiggere. Chiedere aiuto è un segno di forza. Parla con qualcuno nella catena di commando». Seguono i numeri di telefono della help-line, con la rassicurazione che tutto quello si dice resta strettamente confidenziale. Tra i soldati canadesi la terza causa di morte dopo cancro e incidenti stradali è il suicidio.
Negli Stati Uniti vivono 25 milioni di veterani di guerra, di cui oltre un milione e mezzo sono reduci da Afghanistan e Iraq.
Secondo uno studio del 2007, ripreso dal britannico The Times, i veterani dell'esercito americano riempiono anche le statistiche sui senza tetto. Un homeless su quattro è stato soldato al fronte.
I milioni di dollari spesi per produrre le più sofisticate tecnologie in uso oggi in campo militare, in dotazione all'esercito "più forte del mondo" non bastano a evitare di fare i conti con i banalmente sempre uguali a sè stessi meccanismi dell'animo umano.
Dato che il danno è fatto, secondo lo psicologo esperto di suicidio Crayg Brian dell'Università del Texas, citato da Time magazine, più che convincere chi ha già deciso di suicidarsi a cambiare idea, si dovrebbe lavorare in senso preventivo con un approccio «olistico». Cosa sulla quale si dice d'accordo il Generale americano Peret Chiarelli, che ammette la necassità di «migliorare la salute spirituale, mentale e fisica dei soldati americani che vanno al fronte». Inevitabile non pensare nella fattispecia alla New Earth Army, l'unità sperimentale dell'esercito americano addestrata a vincere il nemico usando i poteri della mente applicando il flower-power, raccontata nel film "L'uomo che fissa le capre". Intanto diciotto suicidi al giorno restano una realtà con cui cui fare i conti. Accade in America, ma non è Hollywood.


25/04/2010

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