APCom - 13:46 - POLITICA- 19 APR 2010
Legittimo impedimento "uguale al lodo Alfano"
Milano, 19 apr. (Apcom) - La legge sul legittimo impedimento "ripropone la stessa situazione già analizzata dalla Corte costituzionale per il lodo Alfano", dicono i giudici del processo sui diritti tv di Mediaset, dove tra gli imputati di frode fiscale c'è Silvio Berlusconi, e mandano gli atti alla Consulta affinchè si esprima sulla costituzionalità della norma. Processo sospeso e termini di prescrizione congelati per tutti, anche per gli altri 11 imputati, dal momento che il collegio ha deciso anche di non stralciare la posizione del premier per andare avanti con le udienze nei confronti degli altri. Del resto, sia il pm sia le difese si erano detti contrari all'ipotesi stralcio. La decisione dei giudici del caso Mediaset è nella sostanza simile a quella assunta venerdì scorso dai colleghi che processano il premier per la presunta corruzione di David Mills. Il messaggio che arriva dal palazzo di giustizia di Milano è uno solo: ci vuole una legge di rango costituzionale per garantire la sospensione dei processi al presidente del Consiglio e ai ministri a causa di impegni istituzionali. Non basta una legge ordinaria. Scrivono i giudici nell'ordinanza: "La norma stabilisce a priori e in modo vincolante che la titolarità e l'esercizio di funzioni pubbliche costituiscono sempre legittimo impedimento per rilevanti periodi di tempo prescidendo da qualsiasi valutazione del caso concreto. Si traduce nella statuizione di una vera e propria prerogativa dei titolari delle cariche pubbliche diretta a tutelarne non già il diritto di difesa nel processo bensì lo status o la funzione". Ed è a questo punto che i giudici fanno il paragone con il lodo Alfano e ricordano, come avevano fatto i colleghi del caso Mills, che è lo stesso legislatore a definire la norma 7 aprile 2010 "una legge ponte in vista dell'entrata in vigore della legge costituzionale. In questo modo si rende esplicita la ratio di anticipazione di una disciplina innovativa in materia che deve necessariamente essere introdotto con procedimento costituzionale". Ne deriva, secondo i giudici, che non sono infondati i rilievi di incostituzionalità fatti dai pm anche se solo in via subordinata e di conseguenza c'è la necessità del vaglio da parte della Consulta. I giudici invece hanno dato torto ai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro sulla richiesta che la Procura aveva fatto in primis: andare avanti con il processo perchè la legge non prevede l'impossibilità assoluta a comparire in udienza ed è portatrice di una modesta innovazione. "La definizione di legittimo impedimento contenuta nell'articolo 1 della legge in esame introduce una presunzione assoluta di impedimento genericamente collegata allo svolgimento di funzioni governative: da ciò il venir meno per il giudice di qualsiasi possibilità di accertare la sussistenza in concreto dell'impedimento dell'imputato", sono le parole dei giudici. Il contrasto viene individuato dal collegio con l'articolo 138 della Carta che disciplina appunto la revisione costituzionale. I giudici del processo per il caso Mills avevano ravvisato anche il contrasto con l'articolo 3, l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Niccolò Ghedini ripete lo stesso commento di venerdì scorso: "I giudici di Milano non vogliono applicare la legge, intendono processare Berlusconi al di là dei suoi impedimenti". Poi il legale e parlamentare aggiunge: "Fare il presidente del Consiglio dei ministri è un mestiere che occupa molto tempo e non ce n'è per preparare le udienze e venire in aula. Il nostro obiettivo è sempre quello di essere assolti partecipando al processo". Ma in fondo a Ghedini e al suo collega Piero Longo la doppia decisione tra venerdì e oggi non dispiace più di tanto. La Consulta impiegherà un anno e forse anche di più per esprimersi. In questo periodo Berlusconi non dovrà preoccuparsi di processi, eccezion fatta per l'udienza preliminare relativa alla vicenda di Mediatrade. A giugno davanti al gup Marina Zelante ci saranno 12 imputati: con il premier, tra gli altri il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Le accuse a vario titolo sono di appropriazione indebita e frode fiscale. I legali di Berlusconi chiederanno per la terza volta di applicare la legge di recente promulgata da Napolitano. Non c'è due senza tre. Anche quegli atti hanno ottime probabilità di finire alla Corte Costituzionale. L'unico dubbio riguarderà l'eventualità di stralciare la posizione del premier e andare avanti con gli altri imputati.
Legittimo impedimento "uguale al lodo Alfano"
Milano, 19 apr. (Apcom) - La legge sul legittimo impedimento "ripropone la stessa situazione già analizzata dalla Corte costituzionale per il lodo Alfano", dicono i giudici del processo sui diritti tv di Mediaset, dove tra gli imputati di frode fiscale c'è Silvio Berlusconi, e mandano gli atti alla Consulta affinchè si esprima sulla costituzionalità della norma. Processo sospeso e termini di prescrizione congelati per tutti, anche per gli altri 11 imputati, dal momento che il collegio ha deciso anche di non stralciare la posizione del premier per andare avanti con le udienze nei confronti degli altri. Del resto, sia il pm sia le difese si erano detti contrari all'ipotesi stralcio. La decisione dei giudici del caso Mediaset è nella sostanza simile a quella assunta venerdì scorso dai colleghi che processano il premier per la presunta corruzione di David Mills. Il messaggio che arriva dal palazzo di giustizia di Milano è uno solo: ci vuole una legge di rango costituzionale per garantire la sospensione dei processi al presidente del Consiglio e ai ministri a causa di impegni istituzionali. Non basta una legge ordinaria. Scrivono i giudici nell'ordinanza: "La norma stabilisce a priori e in modo vincolante che la titolarità e l'esercizio di funzioni pubbliche costituiscono sempre legittimo impedimento per rilevanti periodi di tempo prescidendo da qualsiasi valutazione del caso concreto. Si traduce nella statuizione di una vera e propria prerogativa dei titolari delle cariche pubbliche diretta a tutelarne non già il diritto di difesa nel processo bensì lo status o la funzione". Ed è a questo punto che i giudici fanno il paragone con il lodo Alfano e ricordano, come avevano fatto i colleghi del caso Mills, che è lo stesso legislatore a definire la norma 7 aprile 2010 "una legge ponte in vista dell'entrata in vigore della legge costituzionale. In questo modo si rende esplicita la ratio di anticipazione di una disciplina innovativa in materia che deve necessariamente essere introdotto con procedimento costituzionale". Ne deriva, secondo i giudici, che non sono infondati i rilievi di incostituzionalità fatti dai pm anche se solo in via subordinata e di conseguenza c'è la necessità del vaglio da parte della Consulta. I giudici invece hanno dato torto ai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro sulla richiesta che la Procura aveva fatto in primis: andare avanti con il processo perchè la legge non prevede l'impossibilità assoluta a comparire in udienza ed è portatrice di una modesta innovazione. "La definizione di legittimo impedimento contenuta nell'articolo 1 della legge in esame introduce una presunzione assoluta di impedimento genericamente collegata allo svolgimento di funzioni governative: da ciò il venir meno per il giudice di qualsiasi possibilità di accertare la sussistenza in concreto dell'impedimento dell'imputato", sono le parole dei giudici. Il contrasto viene individuato dal collegio con l'articolo 138 della Carta che disciplina appunto la revisione costituzionale. I giudici del processo per il caso Mills avevano ravvisato anche il contrasto con l'articolo 3, l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Niccolò Ghedini ripete lo stesso commento di venerdì scorso: "I giudici di Milano non vogliono applicare la legge, intendono processare Berlusconi al di là dei suoi impedimenti". Poi il legale e parlamentare aggiunge: "Fare il presidente del Consiglio dei ministri è un mestiere che occupa molto tempo e non ce n'è per preparare le udienze e venire in aula. Il nostro obiettivo è sempre quello di essere assolti partecipando al processo". Ma in fondo a Ghedini e al suo collega Piero Longo la doppia decisione tra venerdì e oggi non dispiace più di tanto. La Consulta impiegherà un anno e forse anche di più per esprimersi. In questo periodo Berlusconi non dovrà preoccuparsi di processi, eccezion fatta per l'udienza preliminare relativa alla vicenda di Mediatrade. A giugno davanti al gup Marina Zelante ci saranno 12 imputati: con il premier, tra gli altri il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Le accuse a vario titolo sono di appropriazione indebita e frode fiscale. I legali di Berlusconi chiederanno per la terza volta di applicare la legge di recente promulgata da Napolitano. Non c'è due senza tre. Anche quegli atti hanno ottime probabilità di finire alla Corte Costituzionale. L'unico dubbio riguarderà l'eventualità di stralciare la posizione del premier e andare avanti con gli altri imputati.
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