Articolo di Politica estera, pubblicato sabato 13 marzo 2010 in Svizzera da Swissinfo
fonte: italiadall'estero
Mentre il cantone di Ginevra accetta di versare un’indennità a Hannibal Gheddafi per la pubblicazione delle sue foto sulla Tribune de Genève, l’Italia prosegue la sua offensiva contro la Svizzera per raggirare il blocco elvetico al rilascio dei visti Schengen ai dignitari libici.
Sarà sufficiente il gesto a sbloccare il caso degli ostaggi? Questo è in ogni caso l’obbiettivo del cantone di Ginevra che ammette la sua responsabilità, e considera “altamente deplorevole” che il giornale sia entrato in possesso degli scatti.
Il mea culpa ginevrino fa un passo in più nella direzione auspicata da Tripoli: “Se l’autore di questo reato verrà identificato, il Consiglio di Stato veglierà affinché egli sia sanzionato sul piano amministrativo, senza escludere una sanzione penale di competenza delle autorità giudiziarie”.
Ma nel frattempo, l’Italia si attiva. Esasperata dal blocco svizzero sui visti Schengen ai libici, Roma cerca di disgregare la solidarietà tra gli Stati membri.
Il visto italiano
In visita a Tripoli il 15 marzo, Franco Frattini, ministro degli Affari Esteri, ha così suggerito di basarsi su un nuovo regolamento della zona Schengen per proporre ai libici un visto che permetterebbe loro di viaggiare in vari paesi.
Questo codice entra in vigore il 5 aprile. “Se fino ad allora Berna e Tripoli non avranno risolto il loro conflitto, proporremo questo visto ai nostri partner”, ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri.
All’articolo 25, il nuovo codice Schengen permette in effetti, “in maniera eccezionale”, il rilascio di visti “a validità territoriale limitata” che potranno esseri estesi “in modo eccezionale al territorio di più di uno Stato membro, con il consenso dello Stato in questione”. Il regolamento precisa inoltre le motivazioni di un tale visto: “Per questioni umanitarie, d’interesse nazionale o per causa di obblighi internazionali”.
Una minaccia reale, ma a raggio d’azione limitato
Secondo quanto affermato da Franco Frattini, il codice offre dunque la possibilità di visti a geometria variable, ma questo deve rimanere nell’ordine di un’eccezione.
“La filosofia dietro questo articolo è la causa umanitaria, spiega un esperto europeo. Immaginate un individuo che beneficia di protezione umanitaria in Belgio, ma che non esistano voli tra il suo paese d’origine e Bruxelles. L’individuo può allora atterrare ad Amsterdam e in questo caso il Belgio propone ai Paesi Bassi di rilasciare un visto esteso al territorio olandese. È un processo laborioso e soprattutto non sistematico”, precisa il nostro esperto.
E se uno Stato – diciamo la Svizzera – considera che un altri paesi, sotto istigazione dell’Italia, abusino di queste eccezioni, potrà fare appello alla Commissione europea, la quale indagherà.
La minaccia italiana di raggiro del blocco svizzero per i visti libici è quindi reale. Ma il suo raggio d’azione è limitato.
Onda di idrocarburi e di clandestini…
Ex commissario europeo alla giustizia, Franco Frattini conosce queste sottigliezze. Ma le ignora, volontariamente. Il ministro italiano si adopera da anni per un avvicinamento dell’Italia alla sua ex colonia ricca in idrocarburi e desiderosa di recuperare il suo ritardo economico in particolare grazie a mega-appalti.
In questa vicenda, Roma ha pesato i propri interessi e scelto da che parte stare.
Geograficamente vicina, Malta ha seguito il suo esempio. Questi due paesi hanno inoltre in comune il fatto di essere la prima destinazione dei clandestini che si imbarcano numerosi dalla Libia verso l’Europa. Ed è il colonnello Gheddafi a controllarne il flusso.
Malta ha dunque fatto appello ai paesi mediterranei ad unirsi a loro. Per ora, invano. La Spagna ha smentito il suo sostegno, come invece affermava Franco Frattini. In Portogallo, ci si accontenta di un “no comment”.
Silenzio della Commissione Europea
Ma Roma ha altri assi nella manica. Franco Frattini metterà l’argomento dei visti all’ordine del giorno delle discussioni del consiglio dei ministri dell’UE, lunedì 22 marzo a Bruxelles.
Per ora, la Commissione europea ha rifiutato di commentare le dichiarazioni del ministro italiano. Essa aveva qualificato “sproporzionata” la decisione di Tripoli di espellere gli europei muniti di visti validi comme rappresaglia al blocco dei visti Schengen.
Berlino, che ricopre discretamente un ruolo di negoziatore con Tripoli, e che ha ricevuto martedì Micheline Calmy-Rey [Consigliere federale e capo del Dipartimento federale degli affari esteri svizzero, N.d.T.], non reagisce ufficialmente. Ma dietro le quinte, si continua a considerare “inappropriata” la positionne libica. A Parigi, si chiede che si trovi una soluzione al conflitto elvetico-libico.
Poiché, la cosa è certa, questa vicenda mette in imbarazzo gli europei, presi tra la solidarietà necessaria ad un Stato democratico che cerca di far uscire il suo ostaggio dalla Libia e un regime, certo dittatoriale, ma ricco. E dotato, con la questione dei clandestini, di un indubbio potere di disturbo.
[Articolo originale "L’Italie teste la solidarité de l’UE avec la Suisse " di Alain Franco]
fonte: italiadall'estero
Mentre il cantone di Ginevra accetta di versare un’indennità a Hannibal Gheddafi per la pubblicazione delle sue foto sulla Tribune de Genève, l’Italia prosegue la sua offensiva contro la Svizzera per raggirare il blocco elvetico al rilascio dei visti Schengen ai dignitari libici.
Sarà sufficiente il gesto a sbloccare il caso degli ostaggi? Questo è in ogni caso l’obbiettivo del cantone di Ginevra che ammette la sua responsabilità, e considera “altamente deplorevole” che il giornale sia entrato in possesso degli scatti.
Il mea culpa ginevrino fa un passo in più nella direzione auspicata da Tripoli: “Se l’autore di questo reato verrà identificato, il Consiglio di Stato veglierà affinché egli sia sanzionato sul piano amministrativo, senza escludere una sanzione penale di competenza delle autorità giudiziarie”.
Ma nel frattempo, l’Italia si attiva. Esasperata dal blocco svizzero sui visti Schengen ai libici, Roma cerca di disgregare la solidarietà tra gli Stati membri.
Il visto italiano
In visita a Tripoli il 15 marzo, Franco Frattini, ministro degli Affari Esteri, ha così suggerito di basarsi su un nuovo regolamento della zona Schengen per proporre ai libici un visto che permetterebbe loro di viaggiare in vari paesi.
Questo codice entra in vigore il 5 aprile. “Se fino ad allora Berna e Tripoli non avranno risolto il loro conflitto, proporremo questo visto ai nostri partner”, ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri.
All’articolo 25, il nuovo codice Schengen permette in effetti, “in maniera eccezionale”, il rilascio di visti “a validità territoriale limitata” che potranno esseri estesi “in modo eccezionale al territorio di più di uno Stato membro, con il consenso dello Stato in questione”. Il regolamento precisa inoltre le motivazioni di un tale visto: “Per questioni umanitarie, d’interesse nazionale o per causa di obblighi internazionali”.
Una minaccia reale, ma a raggio d’azione limitato
Secondo quanto affermato da Franco Frattini, il codice offre dunque la possibilità di visti a geometria variable, ma questo deve rimanere nell’ordine di un’eccezione.
“La filosofia dietro questo articolo è la causa umanitaria, spiega un esperto europeo. Immaginate un individuo che beneficia di protezione umanitaria in Belgio, ma che non esistano voli tra il suo paese d’origine e Bruxelles. L’individuo può allora atterrare ad Amsterdam e in questo caso il Belgio propone ai Paesi Bassi di rilasciare un visto esteso al territorio olandese. È un processo laborioso e soprattutto non sistematico”, precisa il nostro esperto.
E se uno Stato – diciamo la Svizzera – considera che un altri paesi, sotto istigazione dell’Italia, abusino di queste eccezioni, potrà fare appello alla Commissione europea, la quale indagherà.
La minaccia italiana di raggiro del blocco svizzero per i visti libici è quindi reale. Ma il suo raggio d’azione è limitato.
Onda di idrocarburi e di clandestini…
Ex commissario europeo alla giustizia, Franco Frattini conosce queste sottigliezze. Ma le ignora, volontariamente. Il ministro italiano si adopera da anni per un avvicinamento dell’Italia alla sua ex colonia ricca in idrocarburi e desiderosa di recuperare il suo ritardo economico in particolare grazie a mega-appalti.
In questa vicenda, Roma ha pesato i propri interessi e scelto da che parte stare.
Geograficamente vicina, Malta ha seguito il suo esempio. Questi due paesi hanno inoltre in comune il fatto di essere la prima destinazione dei clandestini che si imbarcano numerosi dalla Libia verso l’Europa. Ed è il colonnello Gheddafi a controllarne il flusso.
Malta ha dunque fatto appello ai paesi mediterranei ad unirsi a loro. Per ora, invano. La Spagna ha smentito il suo sostegno, come invece affermava Franco Frattini. In Portogallo, ci si accontenta di un “no comment”.
Silenzio della Commissione Europea
Ma Roma ha altri assi nella manica. Franco Frattini metterà l’argomento dei visti all’ordine del giorno delle discussioni del consiglio dei ministri dell’UE, lunedì 22 marzo a Bruxelles.
Per ora, la Commissione europea ha rifiutato di commentare le dichiarazioni del ministro italiano. Essa aveva qualificato “sproporzionata” la decisione di Tripoli di espellere gli europei muniti di visti validi comme rappresaglia al blocco dei visti Schengen.
Berlino, che ricopre discretamente un ruolo di negoziatore con Tripoli, e che ha ricevuto martedì Micheline Calmy-Rey [Consigliere federale e capo del Dipartimento federale degli affari esteri svizzero, N.d.T.], non reagisce ufficialmente. Ma dietro le quinte, si continua a considerare “inappropriata” la positionne libica. A Parigi, si chiede che si trovi una soluzione al conflitto elvetico-libico.
Poiché, la cosa è certa, questa vicenda mette in imbarazzo gli europei, presi tra la solidarietà necessaria ad un Stato democratico che cerca di far uscire il suo ostaggio dalla Libia e un regime, certo dittatoriale, ma ricco. E dotato, con la questione dei clandestini, di un indubbio potere di disturbo.
[Articolo originale "L’Italie teste la solidarité de l’UE avec la Suisse " di Alain Franco]
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