[ 6 maggio 2010 ]
Cooperazione internazionale e aiuti allo sviluppo (ma quello nostro) - seconda puntata
Aldo Agutoli
ROMA. Sin dal 2007, quando Tirana palesò l'intenzione di realizzare centrali termoelettriche (dette "Tec" in albanese), l'Italia si candidò alla loro progettazione. Nel dicembre 2007 Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, firma con il ministero dell'Economia albanese un memorandum of understanding per lo sviluppo del settore energetico. Nell'aprile 2008, il Consiglio dei Ministri albanese approvava il piano di "Sviluppo integrato della zona energetica ed industriale di Porto Romano", designando la periferia di Durazzo quale sede di una Tec. Decisa ad aggiudicarsi l'opera, l'Enel ha dovuto affrontare la iniziale concorrenza dell'azienda pubblica greca Power Corp SA e della tedesca Rwe, ma l'Albania ha, come al solito, preferito il supporto d'oltre Adriatico, e l'italiana si è aggiudicata il progetto (senza gara d'appalto internazionale, come si dovrebbe convenire in questi casi).
A dicembre dello stesso anno è stata la volta di Silvio Berlusconi, il cui atterraggio a Tirana è stato bollato dalla stampa albanese d'opposizione - ma anche dal Financial Times - come ‘battuta di caccia all'energia', con tanto di polemiche sulla concessione dei parchi energetici ai ‘colonialisti italiani' da parte del governo di centrodestra di Sali Berisha.
In quell'occasione, il Gruppo Falcione si è aggiudicato la realizzazione di un rigassificatore nella regione di Fier (Albania meridionale), il gruppo siciliano Moncada quella del più grande parco eolico d'Europa, da impiantarsi nei pressi di Valona, e l'Enel appunto ha ottenuto la Tec di Porto Romano.
Secondo quanto ci ricorda Francesca Niccolai del magazine settimanale on-line Ship2Shore «pochi giorni dopo la Regione Veneto annunciava che l'Enel avrebbe rinunciato alla centrale termica da 2 miliardi di euro prevista nel Polesine, trasferendo l'investimento in Albania. La Procura premeva affinché la società elettrica riducesse l'impatto ambientale dell'impianto e l'Enel ha optato per un paese dove le Procure sono meno ambientaliste».
Tuttavia la Procura di Tirana si accanisce contro Berisha e ne critica qualunque iniziativa - e così, durante le trattative energetiche italo-albanesi, è scoppiato lo "scandalo Damir Fazlić", businessman bosniaco proprietario dei terreni dove sorgerà il parco energetico di Porto Romano, arrestato (e immediatamente rilasciato) con l'accusa di averli acquistati sottoprezzo grazie ai vertici politici albanesi.
Si arriva così al 2009, il responsabile di ENEL-Albania, Michele Porri, firma un accordo con la Confindustria albanese che di fatto spiana definitivamente la strada alla centrale e consente di presentare pubblicamente ed ufficialmente la VIA alle autorità ed alla cittadinanza. Nell'aprile del 2009 rappresentanti della società civile e delle Ong criticano duramente lo studio che ha valutato gli impatti ambientali e soprattutto ne contestano la scarsa pubblicità.
All'inizio il processo di consultazione delle popolazioni locali era apparso molto ridotto, visto che erano stati interpellati solo gli abitanti di un villaggio. Poi, sempre grazie alle pressioni della Ong Ekolevizja, la consultazione è stata estesa a più centri. Nel frattempo nell'area interessata dal progetto sembra crescere la protesta, o quanto meno la poca disponibilità a dover sopportare un eventuale altro pastrocchio ambientale.
Un sondaggio reso pubblico lo scorso 15 ottobre ha rivelato che il 73% della popolazione locale è contrario alla realizzazione della centrale. Condotto dalla Ong locale Eden Center, il sondaggio si è basato su un campione di duemila persone. Porri ha dovuto sostenere ben tre incontri con le associazioni ambientaliste per cercare di contenere il dissenso. Gli incontri ce li spiega anche in questo caso la giornalista Francesca Niccolai, che ci va giù duro: «Porri ha dichiarato che la TEC non avrà un impatto negativo sull'ambiente, le emissioni di anidride solforosa e carbonica rientreranno nei parametri minimi e non inquineremo le acque di Porto Romano. Ha inoltre garantito che il carbone rilasciato dalla combustione verrà assimilato al 99% e le sue ceneri saranno utili alla produzione del cemento; una strizzata d'occhio al sindaco di Durazzo, Vangjel Dako, titolare di uno dei maggiori cementifici albanesi?».
Ma perché in una paese a cronica carenza energetica la popolazione si dimostrerebbe contraria a questa centrale? Domani la risposta.
(continua.2)
Cooperazione internazionale e aiuti allo sviluppo (ma quello nostro) - seconda puntata
Aldo Agutoli
ROMA. Sin dal 2007, quando Tirana palesò l'intenzione di realizzare centrali termoelettriche (dette "Tec" in albanese), l'Italia si candidò alla loro progettazione. Nel dicembre 2007 Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, firma con il ministero dell'Economia albanese un memorandum of understanding per lo sviluppo del settore energetico. Nell'aprile 2008, il Consiglio dei Ministri albanese approvava il piano di "Sviluppo integrato della zona energetica ed industriale di Porto Romano", designando la periferia di Durazzo quale sede di una Tec. Decisa ad aggiudicarsi l'opera, l'Enel ha dovuto affrontare la iniziale concorrenza dell'azienda pubblica greca Power Corp SA e della tedesca Rwe, ma l'Albania ha, come al solito, preferito il supporto d'oltre Adriatico, e l'italiana si è aggiudicata il progetto (senza gara d'appalto internazionale, come si dovrebbe convenire in questi casi).
A dicembre dello stesso anno è stata la volta di Silvio Berlusconi, il cui atterraggio a Tirana è stato bollato dalla stampa albanese d'opposizione - ma anche dal Financial Times - come ‘battuta di caccia all'energia', con tanto di polemiche sulla concessione dei parchi energetici ai ‘colonialisti italiani' da parte del governo di centrodestra di Sali Berisha.
In quell'occasione, il Gruppo Falcione si è aggiudicato la realizzazione di un rigassificatore nella regione di Fier (Albania meridionale), il gruppo siciliano Moncada quella del più grande parco eolico d'Europa, da impiantarsi nei pressi di Valona, e l'Enel appunto ha ottenuto la Tec di Porto Romano.
Secondo quanto ci ricorda Francesca Niccolai del magazine settimanale on-line Ship2Shore «pochi giorni dopo la Regione Veneto annunciava che l'Enel avrebbe rinunciato alla centrale termica da 2 miliardi di euro prevista nel Polesine, trasferendo l'investimento in Albania. La Procura premeva affinché la società elettrica riducesse l'impatto ambientale dell'impianto e l'Enel ha optato per un paese dove le Procure sono meno ambientaliste».
Tuttavia la Procura di Tirana si accanisce contro Berisha e ne critica qualunque iniziativa - e così, durante le trattative energetiche italo-albanesi, è scoppiato lo "scandalo Damir Fazlić", businessman bosniaco proprietario dei terreni dove sorgerà il parco energetico di Porto Romano, arrestato (e immediatamente rilasciato) con l'accusa di averli acquistati sottoprezzo grazie ai vertici politici albanesi.
Si arriva così al 2009, il responsabile di ENEL-Albania, Michele Porri, firma un accordo con la Confindustria albanese che di fatto spiana definitivamente la strada alla centrale e consente di presentare pubblicamente ed ufficialmente la VIA alle autorità ed alla cittadinanza. Nell'aprile del 2009 rappresentanti della società civile e delle Ong criticano duramente lo studio che ha valutato gli impatti ambientali e soprattutto ne contestano la scarsa pubblicità.
All'inizio il processo di consultazione delle popolazioni locali era apparso molto ridotto, visto che erano stati interpellati solo gli abitanti di un villaggio. Poi, sempre grazie alle pressioni della Ong Ekolevizja, la consultazione è stata estesa a più centri. Nel frattempo nell'area interessata dal progetto sembra crescere la protesta, o quanto meno la poca disponibilità a dover sopportare un eventuale altro pastrocchio ambientale.
Un sondaggio reso pubblico lo scorso 15 ottobre ha rivelato che il 73% della popolazione locale è contrario alla realizzazione della centrale. Condotto dalla Ong locale Eden Center, il sondaggio si è basato su un campione di duemila persone. Porri ha dovuto sostenere ben tre incontri con le associazioni ambientaliste per cercare di contenere il dissenso. Gli incontri ce li spiega anche in questo caso la giornalista Francesca Niccolai, che ci va giù duro: «Porri ha dichiarato che la TEC non avrà un impatto negativo sull'ambiente, le emissioni di anidride solforosa e carbonica rientreranno nei parametri minimi e non inquineremo le acque di Porto Romano. Ha inoltre garantito che il carbone rilasciato dalla combustione verrà assimilato al 99% e le sue ceneri saranno utili alla produzione del cemento; una strizzata d'occhio al sindaco di Durazzo, Vangjel Dako, titolare di uno dei maggiori cementifici albanesi?».
Ma perché in una paese a cronica carenza energetica la popolazione si dimostrerebbe contraria a questa centrale? Domani la risposta.
(continua.2)
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