Giovedì 18 marzo 2010
(Nota collage a cura di Lui gi Grimaldi) Coinvolte le stesse società travolte dall'inchiesta per il traffico d'armi con l'Iran.
Prosperini, che in modo sino ad oggi apparentemente inspiegabile sfoggia nel suo curriculum su internet un ritratto da sedicente ex miliziano della Legione Straniera, nomitato "colonnello ad honorem" dell'esercito eritreo. Per lui gli immigrati dovevano prende "camllo e barcheta" e tornarsene a casa, mentre lui faceva affari con una sanguinaria dittatura che provoca povertà, persecuzioni e migrazioni nel Corno d'Africa. Complimenti, bel business: contribuire a provocare migrazioni contro le quali chiedere poi i voti sulla base di pregiudizi razzisti e xenofobi.
Non solo mazzette per assegnare appalti regionali e non solo intermediazioni per fare acquistare al governo eritreo otto pescherecci dalla società italiana "Cantieri Navali Vittoria" di Adria. All'interno dell'ufficio dell'ex assessore regionale lombardo del Pdl, Pier Gianni Prosperini, si sarebbe trattato anche la "vendita di decine di fucili e relativo munizionamento", da fornire al governo di Asmara, eludendo i controlli internazionali e gli embarghi e garantendo al politico una entrata illecita con cadenza semestrale per finanziare la propria campagna elettorale. Le indagini hanno preso le mosse dai legami di Prosperini, colonnello ad honorem dell’esercito eritreo (e sedicente ex miliziano della legione straniera), con quella nazione. Per l’Accusa l’assessore lombardo avrebbe dato ad agenti del goveno eritreo circa 749mila euro, ovvero il 5 per cento della commissione, al fine di far ottenere al cantiere «Vittoria» un contratto di fornitura di pescherecci alla Eritrean Marine Product. Sempre secondo i magistrati milanesi, quei 749.000 euro sarebbero stati pagati da Fabio Duò indirettamente a Prosperini, visto che sono stati ritrovati sul conto numero 665837 acceso alla Ubs di Lugano risultato nella disponibilità dell’assessore lombardo. Per l’accusa le prove della complicità dei «Cantieri navali Vittoria » starebbero in tre fatture versate dall’azienda adriese alla società viennese Htk, che per Procura è un paravento dietro il quale ci sarebbe Prosperini. Da lì i soldi passano a tre società off shore intestate a un fiduciario dell’assessore, che fanno transitare i soldi fino al conto di Lugano.
La nuova accusa contro Prosperini, è per traffico di armi, mossa dalla procura di Milano, dopo il suo arresto del 16 dicembre, per corruzione, truffa e turbativa d'asta (la scorsa settimana l'ormai decaduto assessore allo Sport e al Turismo, dal carcere, ha ottenuto dalla procura il via libera a un patteggiamento a 3 anni e 5 mesi).
Il particolare, fino a oggi inedito, emerge dalla richiesta d'arresto firmata dal procuratore aggiunto Armando Spataro, con la quale, il 2 marzo scorso, è stato smantellato un presunto traffico di materiale bellico pensate un pò per l'Iran. Il fatto clamoroso è che le identiche società italiane che rifornivano Teheran, secondo l'accusa, avrebbero svolto traffici con l'Eritrea. E il ruolo di Prosperini emerge da una intercettazione telefonica del 22 agosto scorso tra Alessandro Bon, titolare di una società di Varese grazie alla quale si sarebbe rifornito il governo di Teheran del materiale bellico, e Homayoun Akhtiayari, che dall'Iran avrebbe gestito gli ordini. I due parlano dei pagamenti per saldare i sospesi.
"Bon - si legge nella richiesta d'arresto - bramoso del pagamento, chiedeva che questo fosse effettuato nei suoi confronti e non al La Scala (altro soggetto finito in carcere, ndr), poiché temeva che questi non gli riconoscesse la sua parte, impedendogli di elargire la consueta somma a un non meglio identificato politico italiano della cui protezione egli godeva". Bon è esplicito sul ruolo di "mister X": "Non trasferirgli denaro: ogni sei mesi lui deve pagare un politico in Italia e non lo ha ancora pagato... e io ho bisogno dell'appoggio di questo politico. Per cui manda i soldi a me così metto da parte il denaro per il politico e poi gli trasferisco io i soldi di cui ha bisogno...".
Ma le Fiamme gialle sono certe della sua identità che rivelano in due rapporti di polizia giudiziaria, poi consegnati alla procura. "Non erano inizialmente riscontrati elementi a conferma di quanto asserito dal Bon, ma in epoca successiva - precisamente nel dicembre 2009, a seguito dell'arresto a Milano del noto politico Pier Gianni Prosperini - sono stati acquisiti concreti elementi che fanno ritenere quest'ultimo il personaggio politico in questione".
Nel dettaglio, gli investigatori precisano che "appare verosimile che il Prosperini abbia svolto un ruolo retribuito di intermediario tra Bon e La Scala da un lato e il governo eritreo dall'altro, per la vendita di decine di fucili e relativo munizionamento". Spataro cita anche un articolo de l'Espresso del 5 febbraio scorso proprio sui possibili affari illeciti tra il Pirellone e l'Eritrea, a cui gli indagati "reagiscono con una allarmata e gravissima preoccupazione".
(Nota collage a cura di Lui gi Grimaldi) Coinvolte le stesse società travolte dall'inchiesta per il traffico d'armi con l'Iran.
Prosperini, che in modo sino ad oggi apparentemente inspiegabile sfoggia nel suo curriculum su internet un ritratto da sedicente ex miliziano della Legione Straniera, nomitato "colonnello ad honorem" dell'esercito eritreo. Per lui gli immigrati dovevano prende "camllo e barcheta" e tornarsene a casa, mentre lui faceva affari con una sanguinaria dittatura che provoca povertà, persecuzioni e migrazioni nel Corno d'Africa. Complimenti, bel business: contribuire a provocare migrazioni contro le quali chiedere poi i voti sulla base di pregiudizi razzisti e xenofobi.
Non solo mazzette per assegnare appalti regionali e non solo intermediazioni per fare acquistare al governo eritreo otto pescherecci dalla società italiana "Cantieri Navali Vittoria" di Adria. All'interno dell'ufficio dell'ex assessore regionale lombardo del Pdl, Pier Gianni Prosperini, si sarebbe trattato anche la "vendita di decine di fucili e relativo munizionamento", da fornire al governo di Asmara, eludendo i controlli internazionali e gli embarghi e garantendo al politico una entrata illecita con cadenza semestrale per finanziare la propria campagna elettorale. Le indagini hanno preso le mosse dai legami di Prosperini, colonnello ad honorem dell’esercito eritreo (e sedicente ex miliziano della legione straniera), con quella nazione. Per l’Accusa l’assessore lombardo avrebbe dato ad agenti del goveno eritreo circa 749mila euro, ovvero il 5 per cento della commissione, al fine di far ottenere al cantiere «Vittoria» un contratto di fornitura di pescherecci alla Eritrean Marine Product. Sempre secondo i magistrati milanesi, quei 749.000 euro sarebbero stati pagati da Fabio Duò indirettamente a Prosperini, visto che sono stati ritrovati sul conto numero 665837 acceso alla Ubs di Lugano risultato nella disponibilità dell’assessore lombardo. Per l’accusa le prove della complicità dei «Cantieri navali Vittoria » starebbero in tre fatture versate dall’azienda adriese alla società viennese Htk, che per Procura è un paravento dietro il quale ci sarebbe Prosperini. Da lì i soldi passano a tre società off shore intestate a un fiduciario dell’assessore, che fanno transitare i soldi fino al conto di Lugano.
La nuova accusa contro Prosperini, è per traffico di armi, mossa dalla procura di Milano, dopo il suo arresto del 16 dicembre, per corruzione, truffa e turbativa d'asta (la scorsa settimana l'ormai decaduto assessore allo Sport e al Turismo, dal carcere, ha ottenuto dalla procura il via libera a un patteggiamento a 3 anni e 5 mesi).
Il particolare, fino a oggi inedito, emerge dalla richiesta d'arresto firmata dal procuratore aggiunto Armando Spataro, con la quale, il 2 marzo scorso, è stato smantellato un presunto traffico di materiale bellico pensate un pò per l'Iran. Il fatto clamoroso è che le identiche società italiane che rifornivano Teheran, secondo l'accusa, avrebbero svolto traffici con l'Eritrea. E il ruolo di Prosperini emerge da una intercettazione telefonica del 22 agosto scorso tra Alessandro Bon, titolare di una società di Varese grazie alla quale si sarebbe rifornito il governo di Teheran del materiale bellico, e Homayoun Akhtiayari, che dall'Iran avrebbe gestito gli ordini. I due parlano dei pagamenti per saldare i sospesi.
"Bon - si legge nella richiesta d'arresto - bramoso del pagamento, chiedeva che questo fosse effettuato nei suoi confronti e non al La Scala (altro soggetto finito in carcere, ndr), poiché temeva che questi non gli riconoscesse la sua parte, impedendogli di elargire la consueta somma a un non meglio identificato politico italiano della cui protezione egli godeva". Bon è esplicito sul ruolo di "mister X": "Non trasferirgli denaro: ogni sei mesi lui deve pagare un politico in Italia e non lo ha ancora pagato... e io ho bisogno dell'appoggio di questo politico. Per cui manda i soldi a me così metto da parte il denaro per il politico e poi gli trasferisco io i soldi di cui ha bisogno...".
Ma le Fiamme gialle sono certe della sua identità che rivelano in due rapporti di polizia giudiziaria, poi consegnati alla procura. "Non erano inizialmente riscontrati elementi a conferma di quanto asserito dal Bon, ma in epoca successiva - precisamente nel dicembre 2009, a seguito dell'arresto a Milano del noto politico Pier Gianni Prosperini - sono stati acquisiti concreti elementi che fanno ritenere quest'ultimo il personaggio politico in questione".
Nel dettaglio, gli investigatori precisano che "appare verosimile che il Prosperini abbia svolto un ruolo retribuito di intermediario tra Bon e La Scala da un lato e il governo eritreo dall'altro, per la vendita di decine di fucili e relativo munizionamento". Spataro cita anche un articolo de l'Espresso del 5 febbraio scorso proprio sui possibili affari illeciti tra il Pirellone e l'Eritrea, a cui gli indagati "reagiscono con una allarmata e gravissima preoccupazione".
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