16 marzo, Tha Canadian Italian Daily News.
WASHINGTON - Il Pentagono continua a servirsi dei controversi “contractor” privati nella guerra al terrorismo. Stavolta però non si tratta di mercenari paramilitari, ma di spie in pensione. Lo denuncia in prima pagina il New York Times rivelando che un funzionario del Pentagono, con la scusa di ottenere informazioni riservate, ha creato illegalmente una vera rete di spionaggio composta da ex ufficiali dei servizi segreti, oggi messi in proprio, per scovare e uccidere i terroristi nelle zone al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan.
Tra loro anche “Duane Dewey” Clarridge, capo della Cia a Roma tra il ‘79 e l’81 e coinvolto sino al collo nello scandalo della triangolazione di armi e denaro, meglio nota come Iran-Contra, con cui gli Usa finanziarono la lotta militare clandestina contro il regime sandinista di Daniel Ortega in Nicaragua. Citando alti ufficiali e uomini d’affari, il giornale newyorchese racconta che l’ideatore di questa rete è Michael D. Furlong, un ex ufficiale dell’Aviazione americana, oggi alto funzionario civile delle forze armate.
Sarebbe stato lui ad assumere questa squadra per ottenere informazioni sui ribelli e localizzare i loro campi. Dati che sarebbero stati poi comunicati alle unità operative per preparare i veri e propri attacchi militari. Operazioni, che secondo il giornale, potrebbero essere state interrotte dallo stesso Pentagono, visto che “subappaltare” ad alcuni consulenti esterni operazioni che spettano alle strutture ufficiali è ovviamente illegale. Quanto al funzionario, sarebbe finito sotto inchiesta da parte dello stesso Dipartimento della Difesa. L’accusa sarebbe sempre la stessa: agendo in modo autonomo, senza alcuna supervisione ufficiale, Furlong avrebbe utilizzato risorse del Pentagono per pagare queste spie in pensione, magari trattenendo nelle sue mani parte rilevante di questo denaro. Il Nyt parla infatti espressamente di indagini su “frodi contrattuali” a suo carico. Al di là di eventuali tangenti, odiose in uno scenario così drammatico come una guerra, questo scandalo potrebbe avere gravi conseguenze sul piano politico-militare. Infatti il ricorso a questi “contractor” rischia di mettere in crisi la non sempre facile collaborazione tra l’intelligence Usa e quella pakistana che, ovviamente, non può tollerare operazioni segrete nel suo territorio. Tutti gli interessati negano ogni responsabilità. Duane Clarridge è netto: «Di questa storia non ne so nulla. Lo stesso disse nel 2005, quando uscì il suo nome tra i personaggi coinvolti in un altro scandalo, il cosiddetto “Nigergate”, circa alcuni falsi documenti sull’uranio del Niger, circolati prima della guerra nel Golfo.
WASHINGTON - Il Pentagono continua a servirsi dei controversi “contractor” privati nella guerra al terrorismo. Stavolta però non si tratta di mercenari paramilitari, ma di spie in pensione. Lo denuncia in prima pagina il New York Times rivelando che un funzionario del Pentagono, con la scusa di ottenere informazioni riservate, ha creato illegalmente una vera rete di spionaggio composta da ex ufficiali dei servizi segreti, oggi messi in proprio, per scovare e uccidere i terroristi nelle zone al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan.
Tra loro anche “Duane Dewey” Clarridge, capo della Cia a Roma tra il ‘79 e l’81 e coinvolto sino al collo nello scandalo della triangolazione di armi e denaro, meglio nota come Iran-Contra, con cui gli Usa finanziarono la lotta militare clandestina contro il regime sandinista di Daniel Ortega in Nicaragua. Citando alti ufficiali e uomini d’affari, il giornale newyorchese racconta che l’ideatore di questa rete è Michael D. Furlong, un ex ufficiale dell’Aviazione americana, oggi alto funzionario civile delle forze armate.
Sarebbe stato lui ad assumere questa squadra per ottenere informazioni sui ribelli e localizzare i loro campi. Dati che sarebbero stati poi comunicati alle unità operative per preparare i veri e propri attacchi militari. Operazioni, che secondo il giornale, potrebbero essere state interrotte dallo stesso Pentagono, visto che “subappaltare” ad alcuni consulenti esterni operazioni che spettano alle strutture ufficiali è ovviamente illegale. Quanto al funzionario, sarebbe finito sotto inchiesta da parte dello stesso Dipartimento della Difesa. L’accusa sarebbe sempre la stessa: agendo in modo autonomo, senza alcuna supervisione ufficiale, Furlong avrebbe utilizzato risorse del Pentagono per pagare queste spie in pensione, magari trattenendo nelle sue mani parte rilevante di questo denaro. Il Nyt parla infatti espressamente di indagini su “frodi contrattuali” a suo carico. Al di là di eventuali tangenti, odiose in uno scenario così drammatico come una guerra, questo scandalo potrebbe avere gravi conseguenze sul piano politico-militare. Infatti il ricorso a questi “contractor” rischia di mettere in crisi la non sempre facile collaborazione tra l’intelligence Usa e quella pakistana che, ovviamente, non può tollerare operazioni segrete nel suo territorio. Tutti gli interessati negano ogni responsabilità. Duane Clarridge è netto: «Di questa storia non ne so nulla. Lo stesso disse nel 2005, quando uscì il suo nome tra i personaggi coinvolti in un altro scandalo, il cosiddetto “Nigergate”, circa alcuni falsi documenti sull’uranio del Niger, circolati prima della guerra nel Golfo.
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