«le garanzie che il nostro sistema legale assicura al cittadino non hanno l'eguale in alcun'altra democrazia occidentale»
di Marco Travaglio, da L'espresso, 1 aprile 2010
Prima che, contro le intercettazioni, si metta in moto la solita
manfrina delle leggi vergogna, con Berlusconi che invoca una legge
ammazza-cimici, il Pd che la vorrebbe «migliorare» perché «il problema
esiste» e Napolitano che invoca «soluzioni condivise», basta dare
un'occhiata a un atto parlamentare di agevole lettura anche per le teste
più dure e più vuote.
È il "documento conclusivo" dell'“indagine conoscitiva sul fenomeno
delle intercettazioni” approvato dalla commissione Giustizia del Senato
il 29 novembre 2006 all'unanimità. Anche dai parlamentari dell'attuale
Pdl, che oggi fanno finta di niente e non a caso: nata nella speranza di
dimostrare che in Italia si intercetta tutto e tutti in un quadro di
abusi unico al mondo, l'indagine si rivelò un micidiale boomerang per il
partito anti-intercettazioni, avendo appurato che «le garanzie che il
nostro sistema legale assicura al cittadino non hanno l'eguale in
alcun'altra democrazia occidentale».
Confrontando il sistema italiano con quelli degli altri paesi, si scoprì
che «l'Italia è uno dei pochi che affida il sistema delle
intercettazioni "legali" a norme di rango costituzionale». Il che
«costituisce un'indubitabile… garanzia per il cittadino, che vede
affidata la tutela della propria privacy alla magistratura,
costituzionalmente delegata alla tutela dei diritti fondamentali e con
l'unico vincolo della sottomissione soltanto alla legge». Infatti «anche
in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Usa, le intercettazioni
sono di competenza soprattutto di autorità amministrative o di polizia,
se non addirittura dei soli servizi di sicurezza».
Da noi «le uniche intercettazioni (legali) sono quelle disposte dalla
magistratura, mentre nei Paesi stranieri i controlli telefonici (et
similia) vengono disposti ed effettuati principalmente da altro genere
di autorità (amministrative, di polizia o di sicurezza), con minori
livelli di garanzia per il cittadino, autorità che non fanno di certo
conoscere facilmente casistica, numeri, dati e costi». Dunque non solo è
una balla che in Italia si intercetti più che altrove, ma è vero il
contrario: «Il numero delle intercettazioni giudiziarie in Francia non
supera il 30-40 per cento del totale, in Gran Bretagna esse sono
effettuate quasi soltanto dai servizi segreti (senza possibilità di
utilizzo processuale)» e la stampa Usa denuncia un «uso clandestino (non
autorizzato dalla legge) di centinaia di migliaia (qualche giornale
parla di milioni) di intercettazioni al di fuori di ogni controllo di
legalità».
Falso pure che l'Italia spenda troppo per intercettare: basterebbe fare
come Germania e Francia che obbligano le compagnie telefoniche a fornire
il servizio gratis, «facendo rientrare il tutto in una sorta di
ulteriore prezzo (o condizione) per il rilascio della concessione».
Dunque il Parlamento italiano non deve nemmeno sfiorare le
intercettazioni, né a colpi di maggioranza, né con leggi condivise: l'ha
detto, meno di quattro anni fa, il Parlamento italiano.
(31 marzo 2010)
di Marco Travaglio, da L'espresso, 1 aprile 2010
Prima che, contro le intercettazioni, si metta in moto la solita
manfrina delle leggi vergogna, con Berlusconi che invoca una legge
ammazza-cimici, il Pd che la vorrebbe «migliorare» perché «il problema
esiste» e Napolitano che invoca «soluzioni condivise», basta dare
un'occhiata a un atto parlamentare di agevole lettura anche per le teste
più dure e più vuote.
È il "documento conclusivo" dell'“indagine conoscitiva sul fenomeno
delle intercettazioni” approvato dalla commissione Giustizia del Senato
il 29 novembre 2006 all'unanimità. Anche dai parlamentari dell'attuale
Pdl, che oggi fanno finta di niente e non a caso: nata nella speranza di
dimostrare che in Italia si intercetta tutto e tutti in un quadro di
abusi unico al mondo, l'indagine si rivelò un micidiale boomerang per il
partito anti-intercettazioni, avendo appurato che «le garanzie che il
nostro sistema legale assicura al cittadino non hanno l'eguale in
alcun'altra democrazia occidentale».
Confrontando il sistema italiano con quelli degli altri paesi, si scoprì
che «l'Italia è uno dei pochi che affida il sistema delle
intercettazioni "legali" a norme di rango costituzionale». Il che
«costituisce un'indubitabile… garanzia per il cittadino, che vede
affidata la tutela della propria privacy alla magistratura,
costituzionalmente delegata alla tutela dei diritti fondamentali e con
l'unico vincolo della sottomissione soltanto alla legge». Infatti «anche
in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Usa, le intercettazioni
sono di competenza soprattutto di autorità amministrative o di polizia,
se non addirittura dei soli servizi di sicurezza».
Da noi «le uniche intercettazioni (legali) sono quelle disposte dalla
magistratura, mentre nei Paesi stranieri i controlli telefonici (et
similia) vengono disposti ed effettuati principalmente da altro genere
di autorità (amministrative, di polizia o di sicurezza), con minori
livelli di garanzia per il cittadino, autorità che non fanno di certo
conoscere facilmente casistica, numeri, dati e costi». Dunque non solo è
una balla che in Italia si intercetti più che altrove, ma è vero il
contrario: «Il numero delle intercettazioni giudiziarie in Francia non
supera il 30-40 per cento del totale, in Gran Bretagna esse sono
effettuate quasi soltanto dai servizi segreti (senza possibilità di
utilizzo processuale)» e la stampa Usa denuncia un «uso clandestino (non
autorizzato dalla legge) di centinaia di migliaia (qualche giornale
parla di milioni) di intercettazioni al di fuori di ogni controllo di
legalità».
Falso pure che l'Italia spenda troppo per intercettare: basterebbe fare
come Germania e Francia che obbligano le compagnie telefoniche a fornire
il servizio gratis, «facendo rientrare il tutto in una sorta di
ulteriore prezzo (o condizione) per il rilascio della concessione».
Dunque il Parlamento italiano non deve nemmeno sfiorare le
intercettazioni, né a colpi di maggioranza, né con leggi condivise: l'ha
detto, meno di quattro anni fa, il Parlamento italiano.
(31 marzo 2010)
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