5/05/10 • www.gliitaliani.it
Si va dall'accesso abusivo al sistema informatico del comune, alla interferenza illecita nella vita privata altrui e al favoreggiamento.
Con 8 condanne, tra le quali qualle di Francesco Storace a un anno e 6 mesi e un’assoluzione, si e’ concluso oggi il processo Laziogate. La sentenza e’ stata pronunciata dalla IV Sezione penale del Tribunale di Roma. Il giudice Maria Bonaventura oltre a Storace ha condannato, disponendo per tutti la sospensione condizionale della pena inflitta e riconoscendo le attenuanti generiche a due anni Nicolo’ Accame, a un anno Nicola Santoro e Paolo Pasqua, Mirko Maceri, Romolo Reboa. A otto mesi ciascuno Vincenzo Piso e Tiziana Perreca. E’ stato invece assolto Daniele Caliciotti.
I reati contestati andavano a seconda della posizione processuale dall’accesso abusivo al sistema informatico del comune, alla interferenza illecita nella vita privata altrui e al favoreggiamento.
Il giudice ha condannato al risarcimento danni nei riguardi della societa’ Lait che gestiva il sistema informatico e ad Alessandra Mussolini quale rappresentante della lista ‘Alternativa sociale’ di Maceri, Reboa, Storace, Accame, Santoro in solido. Il risarcimento disposto dal giudice avverra’ in separata sede. Per gli imputati, condannti anche al pagamento delle spese processuali, il giudice Bonaventura non ha fissato alcuna provvisionale.
In una lunga dichiarazione, scritta a mano, dopo la sentenza che l’ha visto condannare a 2 anni per il caso Laziogate. Nicolò Accame, l’ex portavoce di Francesco Storace, afferma: “La sentenza di condanna l’ho ricevuta 5 anni fa quando le forze dell’ordine frugarono nel cuore della notte in casa di mio padre di quasi 80 anni e nella mia dove vivevo con i miei figli di 4 ed un anno senza peraltro trovare nulla. Cinque anni fa quando fui sospeso dal mio lavoro di direttore generale del ministero della salute in quanto ’soggetto pericoloso’ salvo poi essere assolto, sbattuto fuori definitivamente con un decreto. Cinque anni fa quando fui sospeso dall’ordine dei giornalisti al quale ero iscritto da oltre 10 anni. Tutto questo per aver denunciato una truffa a danno della democrazia, truffa per la quale è stata patteggiata la pena.
Tutto questo con un castello accusatorio basato sulle accuse di un disoccupato psicolabile. Acqua passata. Guardo avanti. Oggi cinque maggio 2010 come direbbe mio padre ‘me ne frego!’”
Si va dall'accesso abusivo al sistema informatico del comune, alla interferenza illecita nella vita privata altrui e al favoreggiamento.
Con 8 condanne, tra le quali qualle di Francesco Storace a un anno e 6 mesi e un’assoluzione, si e’ concluso oggi il processo Laziogate. La sentenza e’ stata pronunciata dalla IV Sezione penale del Tribunale di Roma. Il giudice Maria Bonaventura oltre a Storace ha condannato, disponendo per tutti la sospensione condizionale della pena inflitta e riconoscendo le attenuanti generiche a due anni Nicolo’ Accame, a un anno Nicola Santoro e Paolo Pasqua, Mirko Maceri, Romolo Reboa. A otto mesi ciascuno Vincenzo Piso e Tiziana Perreca. E’ stato invece assolto Daniele Caliciotti.
I reati contestati andavano a seconda della posizione processuale dall’accesso abusivo al sistema informatico del comune, alla interferenza illecita nella vita privata altrui e al favoreggiamento.
Il giudice ha condannato al risarcimento danni nei riguardi della societa’ Lait che gestiva il sistema informatico e ad Alessandra Mussolini quale rappresentante della lista ‘Alternativa sociale’ di Maceri, Reboa, Storace, Accame, Santoro in solido. Il risarcimento disposto dal giudice avverra’ in separata sede. Per gli imputati, condannti anche al pagamento delle spese processuali, il giudice Bonaventura non ha fissato alcuna provvisionale.
In una lunga dichiarazione, scritta a mano, dopo la sentenza che l’ha visto condannare a 2 anni per il caso Laziogate. Nicolò Accame, l’ex portavoce di Francesco Storace, afferma: “La sentenza di condanna l’ho ricevuta 5 anni fa quando le forze dell’ordine frugarono nel cuore della notte in casa di mio padre di quasi 80 anni e nella mia dove vivevo con i miei figli di 4 ed un anno senza peraltro trovare nulla. Cinque anni fa quando fui sospeso dal mio lavoro di direttore generale del ministero della salute in quanto ’soggetto pericoloso’ salvo poi essere assolto, sbattuto fuori definitivamente con un decreto. Cinque anni fa quando fui sospeso dall’ordine dei giornalisti al quale ero iscritto da oltre 10 anni. Tutto questo per aver denunciato una truffa a danno della democrazia, truffa per la quale è stata patteggiata la pena.
Tutto questo con un castello accusatorio basato sulle accuse di un disoccupato psicolabile. Acqua passata. Guardo avanti. Oggi cinque maggio 2010 come direbbe mio padre ‘me ne frego!’”
Nessun commento:
Posta un commento