sabato 8 maggio 2010

L’Italia di Berlusconi, un profondo pozzo di corruzione


Articolo di Giustizia, pubblicato mercoledì 10 marzo 2010 in Spagna da El Periódico de Catalunya 
fonte: italiadall'estero.

Un’indagine rivela una complessa rete di intrallazzi economici che hanno mandato in carcere un centinaio di persone, per la maggior parte politici e imprenditori italiani

Il presidente di uno dei primi operatori nazionali di telefonia è tornato su un jet privato dalle Antille a Roma per andare in carcere. Un senatore risulta eletto direttamente, scheda su scheda, dalla ‘Ndrangheta, la mafia calabrese. Un ex militante dell’estrema destra che, secondo i magistrati era l’attuale ambasciatore della mafia nella capitale, aveva comprato un intero ristorante «per non dover mangiare da solo». L’ondata nazionale di corruzione che i magistrati italiani stanno svelando da due settimane, potrebbe risultare pittoresca se non fosse che c’è un intero Paese di mezzo.

L’Italia assiste attonita allo sgretolamento del quadro apparentemente perfetto che i conservatori avevano evocato sin da quando avevano vinto le elezioni nel 2008. In 15 giorni quasi 100 persone sono state arrestate e più di una cinquantina sono indagate. L’incantesimo è finito e la crisi ora alimenta la disoccupazione, che raggiunge l’8,2% e il debito pubblico, che sfiora il 120%.

Tirare il filo

Gli arresti sono cominciati il 10 febbraio, quando sono finiti in carcere Angelo Balducci, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il funzionario statale Fabio De Santis, l’imprenditore edile Diego Anemone e Mauro della Giovampaola, responsabile delle opere per accogliere il vertice del G8 che avrebbe dovuto svolgersi sull’isola della Maddalena (Sardegna) lo scorso mese di luglio. Ma il 7 aprile ci fu il terremoto a L’Aquila e il summit del G8 fu trasferito in Abruzzo per ragioni di austerità.

I lavori, la gestione del cambio di sede e gli interventi d’emergenza dopo il terremoto furono affidati alla Protezione Civile (PC), con la licenza di prescindere dalle gare d’appalto.

Tirando il filo della PC, i magistrati hanno ricostruito in 20.000 pagine una complessa rete di assegnazione arbitraria delle opere, favori – anche sessuali – e tangenti per migliaia di milioni di euro. La PC si occupava delle emergenze, ma anche di qualsiasi evento speciale, come la costruzione o la ricostruzione di teatri, carceri o monasteri, così come l’organizzazione del Gran Premio di Formula 1 a Roma, l’Expo 2015 di Milano o una festa popolare.

Soldi che andavano sempre alle stesse imprese. Alcuni dei loro proprietari se la ridevano la notte del terremoto a L’Aquila. «C’è da partire in quarta. Ci sarà da ricostruire per 10 anni», dicevano durante le telefonate intercettate. Un pubblico ministero di Roma, Achille Toro, teneva informati gli interessati riguardo sulle indagini.

Le operazioni illegali per il vertice del G8 si sono poi ripetutie poche settimane dopo per i Mondiali di nuoto di Roma: la maggior parte delle piscine utilizzate durante il campionato, costruite grazie alla Protezione Civile, sono state poste sotto sequestro perché illegali. A gennaio la Corte dei Conti ha calcolato che la corruzione è aumentata del 229%.

Parallelamente, i magistrati hanno scoperto un ingegnoso sistema di riciclaggio di denaro e di evasione fiscale. Fastweb, l’operatore che ha introdotto la banda larga in Italia e che successivamente è stato comprato da Suisscom per 3.100 milioni di euro, fatturava alla Telecom un traffico telefonico inesistente.

Evasione dell’IVA e riciclaggio di 2 miliardi di euro. Sessanta persone in carcere.

L’artefice è Gennaro Mokbel, ex membro dell’estrema destra, transfuga di partiti e rappresentante della ‘Ndrangheta a Roma. È stato Mokbel ad appoggiare l’elezione di Nicola Di Girolamo a senatore degli italiani residenti in Europa. La mafia calabrese si spostò a Bruxelles per cercare o per comprare le schede in bianco degli elettori. Oggi il politico si dimetterà e sarà arrestato. «Non ho niente a che vedere con la mafia», ha detto. Ma dopo poche ore sono state pubblicate le fotografie di una cena elettorale con Mokbel insieme al boss calabrese Franco Pugliese.

Società per azioni

Questo mese Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, stava per essere nominato ministro della Cultura, ma lo scandalo ha bloccato la sua nomina. Ha anche vanificato il tentativo di trasformare la PC in società per azioni, cosa che avrebbe istituzionalizzato la sua libertà di movimento, e ha frenato un altro progetto ancora più ambizioso: la creazione di Beni Culturali S.p.A. che avrebbe di fatto privatizzato lo sfruttamento commerciale di tutta l’arte italiana. Una vera e propria lotteria.

«La battaglia per la legalità è l’unica strada per far ripartire l’economia», ha commentato Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, sottolineando che in Italia «ci vogliono quattro anni fra la decisione di un progetto e la sua aggiudicazione». Riguardo alla deriva della corruzione, il comunista Fausto Bertinotti, estromesso dalla politica, ha scritto che «c’è un pezzo di borghesia che vuole uscire dal berlusconismo».

L’esplosione dello scandalo è avvenuta a un mese dal voto in 13 regioni e i conservatori del primo ministro Silvio Berlusconi stanno sulle spine. I progressisti mantengono un profilo basso e un nuovo «popolo viola» di 300.000 giovani senza partito si ribella su internet.

In mezzo a questo maremoto politico, etico e sociale, Berlusconi ha annunciato la creazione di un esercito di giovani che ha chiamato «promotori della libertà», perché, ha detto, «viviamo in uno Stato di polizia». Pirandello non è nulla a confronto.


[Articolo originale "La Italia de Berlusconi, un pozo hondo de corrupción" di ROSSEND DOMÈNECH]

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