sabato 8 maggio 2010

Mafia, estorsione e sponsorizzazioni: il senatore e il capo mafia perdono la prescrizione


Antimafia 2000 di Rino Giacalone - 22 aprile 2010 
Caso «Dell’Utri-Virga-Garraffa», mafia e sponsorizzazioni, si torna in Corte di Appello. La Cassazione ha «annullato» la sentenza con la quale la Corte di Appello di Milano aveva di fatto cancellato ogni reato a carico del senatore Pdl Marcello Dell’Utri e del capo mafia di Trapani, Vincenzo Virga, a proposito della tentata estorsione subita dal senatore del Pri, il medico trapanese Vincenzo Garraffa.
Vicenda più volte entrata nelle inchieste antimafia: Garraffa da presidente della Pallacanestro Trapani negli anni ’90 aveva acquisito per la squadra un contratto di sponsarizzazione attraverso Publitalia, la società di Dell’Utri, questi avrebbe preteso la restituzione in nero di parte delle somme pattuite per contratto, al rifiuto Garraffa si era visto presentare in casa Vincenzo Virga, che lui conosceva, ma non come mafioso, che gli disse che veniva per «aggarbare» per conto di amici la faccenda con Publitalia; la visita di Virga era stata preceduta da un «minaccioso» Dell’Utri, come era emerso nel processo, che avvertiva Garraffa che lui aveva gli uomini per convincerlo. Un «contatto» tra Dell’Utri e Virga che addirittura sarebbe passato per il boss Matteo Messina Denaro e per lo «stalliere» di casa Berlusconi, Vittorio Mangano.
Fatto vero e accertato, la lettura dei giudici però nel tempo è stata diversa, l’ultima pronuncia è stata però sbagliata secondo la Cassazione. Il Tribunale di Milano aveva condannato Dell’Utri e Virga a due anni per tentata estorsione, giudizio confermato in appello, e però la Cassazione ravvisò l’esistenza di un vizio di forma, annullò questa sentenza e fece ripetere il processo di secondo grado che nell’aprile 2009 emise un giudizio così detto: per la Corte di Appello di Milano il fatto era accaduto, ma sebbene il procuratore generale di Milano aveva chiesto di riconoscere la tentata estorsione, per i giudici era «minaccia grave», e per il genere di reato, rispetto ai tempi trascorsi, i fatti risalgono al 1990, fu applicata la prescrizione. Adesso la Cassazione ha annullato questa sentenza. Processo, in Appello, da rifare, per la terza volta.
Quando ci fu il pronunciamento della derubricazione e della prescrizione il senatore Marcello Dell’Utri aveva parlato di «sentenza pilatesca» e aggiunto che «non esisteva nemmeno la minaccia grave», il senatore Garraffa, difeso dagli avvocati Giuseppe Culicchia e Fabio Amato, aveva sottolineato pur contestando la decisione che «il pronunciamento confermava l’esistenza del fatto». Cosa questa rimasta, non va bene il reato contestato, la «minaccia grave», per la Cassazione però non è quello giusto. Dell’Utri e Virga tornano sotto processo imputati di tentata estorsione.
La sostanza di ogni cosa era costituita da 800 milioni di vecchie lire, una parte della sponsorizzazione alla Pallacanestro Trapani che Marcello Dell’Utri, manager di Publitalia, rivoleva indietro tanto da affrontarlo e all’ennesimo rifiuto opposto da Garraffa gli avrebbe detto di «ripensarci», perchè «lui aveva gli uomini per convincerlo».
Alcuni di questi «uomini» hanno parlato durante l’inchiesta. Uno di questi il pentito di Mazara, Vincenzo Sinacori: «Ricordo che Matteo Messina Denaro mi riferì che dal carcere era arrivata la voce di chiedere dei soldi (circa 800 milioni) al Garraffa. Il Messina Denaro disse di contattare Vincenzo Virga che sicuramente era a conoscenza del nominativo della persona interessata. Chiesi a Virga, lo stesso mi disse che l’interessato poteva essere Vittorio Mangano (lo stalliere di Arcore ndr)».

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