sabato 8 maggio 2010


“Non li vogliamo neanche da morti”. Nel destino degli immigrati possiamo vedere il nostro futuro.
Sabato 17 aprile 2010
Di Luigi Grimaldi 

Pochi giorni fa, all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, è morta una neonata figlia di una coppia di fedeli dell’Islam. I genitori hanno deciso di tumularla nel cimitero della frazione di Paderno. La piccola bara è stata sepolta e coperta con la terra dopo il funerale celebrato con rito islamico. I leghisti, e non solo loro, non hanno perso tempo ed hanno dato fiato alle rimostranze. Il capogruppo del Pdl nel consiglio comunale di Udine, Loris Michelini, si è affrettato a rincorrere la Lega Nord : «Intendo verificare - ha detto - se, come mi è stato riferito, nella sepoltura siano state commesse delle irregolarità, come il lavaggio di un luogo improprio di alcune parti della salma. Dal punto di vista cristiano ci sconvolge questo modo di iniziare un’epoca all’insegna dell’integrazione». Fa coro il leghista Dordolo secondo il quale «la giunta ha chinato la testa di fronte ad una richiesta degli islamici irrispettosa dei sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione». Insomma, non li vogliono, anche se bambini nati in Italia, neppure se morti. Ora pare che la Lega intenda lanciare una petizione per chiedere l'esumazione e il rimpatrio della piccola salma. Non accadrà. La giunta capeggiata da Furio Honsel non ha nessuna intenzione di cedere alle pressioni razziste che, in Friuli come in tutto il Nord Italia, vengono alimentate da gesti politici disgustosi, come quello di negare la sepoltura alla salma di una neonata indiscutibilmente nata nel nostro Paese. Ciò nonostante il gesto politico della desta è inequivocabile. Siamo alla strumentalizzazione della legalità in chiave razzista. La strategia è chiara: leggi sempre più restrittive e regolamenti asfissianti per rendere impossibile la vita ai migranti nel nostro Paese. La legge Bossi-Fini, la politica dei respingimenti, il pacchetto sicurezza, la filosofia dei CIE, la caccia la clandestino casa per casa, il rendere una corsa a ostacoli l' ottenere assistenza sanitaria e istruzione scolastica per gli immigrati regolari e la criminalizzazione degli irregolari costituiscono ormai un castello di vincoli quasi insuperabile, un laccio stretto attorno al collo dell'accoglienza, l'unica premessa per una autentica integrazione. Di questo passo assisteremo alla introduzione di regolamenti con cavilli sempre più assurdi e discriminanti apparentemente tendenti in ogni modo a fermare un processo di migrazione proveniente dai paesi del sud del mondo ma in realtà destinati a confondere cause ed effetti, rimedi a problemi reali con strumentalizzazioni interessate. Ciò che si vuole impedire non è l'immigrazione, ma l'immigrazione regolare e tutelata rendendo assai più semplice e praticabile l'immigrazione "clandestina" rispetto a quella regolare. L'Italia non è un paese razzista. E' peggio. E' diventato il paese del razzismo strumentale allo sfruttamento. Insomma diciamolo: dato che non si possono arrestare i processi migratori si vuol far capire a tutti che non si sfugge al ruolo di sfruttato e di debole assoluto, come se fosse il frutto di una irrisolvibile predestinazione. Ovunque vada il migrante, proveniente dal sud del mondo, non è previsto che possa migliorare la propria condizione di vita e affrancarsi dal destino di sottomissione, miseria e sfruttamento che il mondo post e neo coloniale gli ha strategicamente riservato. Nel destino degli immigrati condannati ad un irrisolvibile clandestinità possiamo vedere i prodromi del nostro futuro: assoluto precariato, guerra tra poveri, assenza di diritti e garanzie sociali. Il tutto finalizzato ad una logica di profitto da sfruttamento frutto di un capitalismo estremo, sconfitto da se stesso, messo alle corde dalla crisi finanziaria che la deregulation dei mercati finanziari ha prodotto. Un capitalismo che scarica la propria crisi sui più deboli, anche strumentalizzando la sepoltura di un corpicino in un fazzoletto di terra nell'angolo più remoto del Paese, mettendo in campo le sue peggiori risorse per annullare ogni diritto, anche il più naturale, come la sepoltura secondo la propria religione. Insomma il razzismo di oggi è lo strumento per sdoganare la logica della disuguaglianza come sistema sociale ed è chiaro che gli "extracomunitari" di domani sono tutti quei cittadini che, piano piano, un pezzo alla volta, verranno messi ai margini della società, costretti ad ingrossare ogni giorno di più le fila di quel precariato sociale che detta al mercato del lavoro condizioni orientate al ribasso permanente, al ricatto permanente. Insomma coloro che oggi ci invitano a comprimere i diritti di qualcunaltro per salvaguardare i nostri sono gli stessi che domani ci diranno che quel "qualcunaltro" siamo noi.

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