sabato 8 maggio 2010

Storace, prove generali di scandalo:false accuse per screditare due candidati alla presidenza tra cui Piero Marrazzo


06/05/2010 - 14:30 
www.terranews.it .Di Vincenzo Mulè.
LAZIOGATE. Francesco Storace fu «promotore o istigatore di una azione delittuosa»: l’incursione illecita nel sistema informatico del Comune di Roma avvenuta tra il 9 e il 10 marzo del 2005.

Francesco Storace fu «promotore o istigatore di una azione delittuosa»: l’incursione illecita nel sistema informatico del Comune di Roma avvenuta tra il 9 e il 10 marzo del 2005. Questa l’accusa mossa dalla Procura di Roma nei confronti dell’ex Governatore del Lazio, condannato ieri ad un 1 anno e 6 mesi, per la vicenda Laziogate. Con lui sono stati condannati altri sette protagonisti della vicenda. L’incursione, secondo quanto ricostruito dai magistrati capitolini, fu effettuata materialmente dal suo ex portavoce Nicolò Accame, dall’ex direttore di Laziomatica (ora Lait Spa), Mirko Maceri e da Nicola Santoro. Gli altri reati contestati, a vario titolo, erano quelli di concorso in accesso abusivo in un sistema informatico, di interferenza illecita nella vita privata e favoreggiamento personale.

L’interferenza illecita nella vita privata era attribuita ad Accame e ai detective privati Pasqua e Gaspare Gallo (che ha già patteggiato la pena a dieci mesi), questi ultimi due materialmente introdottisi il 28 febbraio del 2005 negli uffici romani di Azione Sociale, che aderiva al cartello di Alternativa Sociale, per girare dei filmati non autorizzati. Saranno loro a svelare tutti i retroscena del complotto politico. L’intento era quello di costruire della false accuse per screditare due candidati alla presidenza, Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini nel tentativo – poi fallito – di favorire la vittoria di Francesco Storace. Lo staff dell’ex giornalista viene filamto e pedinato nel tentativo di confezionare un falso scandalo delle auto blu.

Gli spioni reclutano pure un viados in quella che, col senno del poi, sembra una prova generale dello scandalo che nell’ottobre del 2009 travolgerà l’allora presidente della Regione Lazio. Nelle 305 pagine di ordinanza d’arresto, emerge anche il nome e cognome del travestito - un uomo «dedito abitualmente alla prostituzione» - che era stato già arruolato dalla banda per fabbricare il falso scandalo, poi rimasto inattuato non per scrupoli morali, ma perché sembrava troppo rischioso ricorrere a un personaggio di dubbia affidabilità.

Per quanto riguarda la Mussolini, le schede di presentazione della sua lista vengono riempite di firme false, con due incursioni notturne nei pc dell’anagrafe comunale e nella sede del partito. Tutto, per farla escludere dalle elezioni.

Nessun commento:

Posta un commento