sabato 8 maggio 2010

Mafia e politica: Riciclaggio via Stoccarda


Articolo di Giustizia, pubblicato mercoledì 10 marzo 2010 in Germania da TAZ 
fonte: italiadall'estero

L’Italia vanta un nuovo scandalo legato alla mafia. Si tratta di riciclaggio, corruzione e truffa elettorale. Gli indizi portano in Germania.

Risale a tre anni fa l’omicidio di sei giovani italiani a Duisburg che palesò a tutti, in modo improvviso, la presenza della mafia in Germania. Ora l’Italia è scossa da uno scandalo di mafia che porta nuovamente in Germania. La Ndrangheta, l’organizzazione mafiosa calabrese ritenuta l’organizzazione mafiosa più potente in Italia e il cui giro d’affari mondiale è stimato intorno ai 40 miliardi di euro, avrebbe acquistato qui da cittadini dei Ländern schede elettorali in bianco in grandi quantità e le avrebbe poi falsificate, per consentire a un membro del partito di Berlusconi di candidarsi al Senato come rappresentante degli italiani all’estero. Questo politico, Nicola Di Girolamo, si è dimesso la settimana scorsa ed è stato arrestato immediatamente dopo le dimissioni.

É la pista tedesca in un caso internazionale di riciclaggio, truffa, evasione fiscale e corruzione, le cui dimensioni scioccano gli stessi gli inquirenti italiani. Secondo le loro indagini nel corso degli anni sarebbero stati riciclati dalla Ndrangheta circa 2 miliardi euro di denaro sporco, in un sistema costituito da imprese, banche e politici. Il giudice istruttore incaricato Aldo Morgini (Aldo Morgigni, n.d.t.) parla di “una delle frodi nazionali più colossali mai poste in essere nella storia nazionale”. In essa dovrebbero trovarsi coinvolte le società di telecomunicazione Fastweb e Sparkle. Sono sospettate di avere truffato il fisco per 365 milioni di euro. La settimana scorsa nel corso delle retate della polizia in Italia,Gran Bretagna, Lussemburgo e Usa sono stati confermati 56 arresti e sono state arrestate molte persone sospette. Tra di essi vi sono il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia e lo stesso Nicola Di Girolamo, che dopo essere arrivato al Senato nel 2008 – proprio grazie alla truffa elettorale – come membro del partito di maggioranza PDL, pare abbia protetto politicamente i loschi traffici della mafia.

Quando al politico è stato notificato l’arresto questi ha affermato di non aver nulla a che fare con la mafia. Ma una foto pubblicata da un giornale italiano lo ritrae amichevolmente abbracciato a Franco Pugliese, un sospetto boss della ‘Ndrangheta. Una intercettatazione telefonica della polizia lascia inoltre intuire un sospetto coinvolgimento dell’uomo d’affari nel riciclaggio di danaro e anche il fatto che i criminali tenessero il senatore in pugno: “Anche se diventassi il presidente della repubblica rimani sempre il mio schiavo e devi obbedire”.

I principali scenari della truffa elettorale erano Francoforte e Stoccarda, solo lì pare siano stati falsificati 1700 voti. Gli inquirenti italiani hanno sentito un mafioso raccontare al telefono di aver compilato la sera 40 o 50 schede elettorali. In un’altra telefonata Di Girolamo ringrazia un affiliato alla Ndrangheta per l’attività svolta e lo informa che andrà in Germania da “neoeletto”.

“Specialmente dopo la riunificazione”, conferma Jörg Ziercke, presidente dell’Ufficio Criminale Federale, “la Germania come ambito di azione per affari criminali e investimenti anche per la Ndrangheta ha acquistato sempre maggiore importanza”. L’ultimo dossier sulla Ndrangheta dell’Ufficio Criminale Federale (BKA), redatto a fine 2008, spiega in cosa consistono queste attività: traffico di cocaina, commercio di armi e riciclaggio di denaro sporco – un tema scottante anche dal punto di vista politico, infatti l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (O.E.C.D.) solo pochi giorni fa ha criticato il Governo Federale di contrastare il riciclaggio di denaro sporco in modo troppo fiacco.

Su una mappa schematizzata della Germania gli inquirenti hanno segnato le cittadine e i comuni in cui sono insediati i diversi clan della Ndrangheta. I punti nevralgici sono il Nordrhein-Westfalen, il territorio del Reno e del Meno e la regione di Stoccarda. I legami della Ndrangheta con Stoccarda rappresentano una lunga tradizione. Tali legami diedero il via già negli anni Novanta a indagini ad ampio raggio provocando scalpore a livello politico. Quando gli inquirenti italiani e tedeschi di allora indagarono sul riciclaggio di danaro sporco e sul traffico di armi e cocaina nell’ambito della maxioperazione “Galassia”, nella zona di Stoccarda furono arrestati molti calabresi. Tra di loro anche il proprietario di una gastronomia che grazie ai suoi contatti con politici tedeschi si era guadagnato, suo malgrado, una certa notorietà: Mario L., amico di lunga data di diversi politici del Baden- Württemberg e in primo luogo di Günther Oettinger, Governatore del bundesland dal 2005 sino all’inizio di quest’anno.

All’ “Affare pizza” si approdò nel 1993, quando si venne a sapere che l’ex ministro della giustizia del Land Thomas Schäuble aveva informato il suo compagno di partito Oettinger, allora capo della sezione della CDU del consiglio regionale, sulle indagini di mafia a carico di L. Oettinger frequentava con regolarità la pizzeria, facendo spesso organizzare lì feste della sezione. L. ha fatto, a più riprese, donazioni in denaro di diverse migliaia di marchi alla CDU.

Oltre a Mario L. nel corso dell’operazione “Galassia” furono arrestati, per sospetta associazione mafiosa, oltre cento calabresi della zona di Cirò che poi vennero trasferiti alla Corte di Catanzaro. La cosa che ancora oggi lascia esterrefatti i magistrati, li fa infuriare e li fa parlare, mettendosi con le mani avanti, di processo politico è che la maggior parte degli imputati furono assolti nel 1999, anche Mario L.

Tuttavia gli inquirenti antimafia italiani e tedeschi, oggi come allora, vedono in lui un membro della mafia calabrese. Nel 2005 era stato notato mentre si incontrava nei pressi di Stoccarda con un esponente della mafia siciliana Cosa Nostra. Gli agenti della sicurezza avevano parlato di “lotta preventiva”.

Nuovo impulso prende ora la causa di Mario L. grazie ai verbali degli interrogatori della polizia italiana che nel corso degli ultimi giorni sono stati in parte resi pubblici dai media italiani. In essi viene confermato che nell’aprile 2008 un uomo dellla mafia, che prese parte alla truffa elettorale, racconta al telefono di una festa, la sera della vittoria elettorale manipolata di Di Girolamo. Proprio in rapporto a quest’ultima il mafioso parla di un’ “importanza dell’attività commerciale dell’avventore” che “ha rapporti con un ministro e il suo seguito”. Quest’uomo viene definito, stando gli atti, come qualcuno proveniente da un altro luogo ma dello stesso “livello” di Franco Pugliese, che avrebbe mandato in Germania gli “aiutanti elettorali” calabresi. I magistrati italiani nella documentazione hanno registrato chi sospettano essere il suddetto gastronomo: Mario L.

Se la cosa risultasse vera, sarebbe una prova concreta del fatto che Mario L. ha avuto contatti prolungati con un politico tedesco di rilievo e con il suo entourage e che costui è conosciuto nell’ambito dell’organizzazione criminale. L’ufficio criminale regionale del Baden-Württemberg non vuole rilasciare dichiarazioni. Oettinger stesso, nel frattempo diventato Commissario all’Energia dell’Unione Europea, negli anni scorsi sottolineava nelle richieste di chiarimento di non avere da tempo alcun contatto con L. Strano però che un amico di vecchia data di Oettinger, anche collega di cancelleria di Rainer Wieland, il presidente in carica dell’Europarlamento, appena l’ottobre scorso sia stato calorosamente ricevuto da L. all’aeroporto di Bari e si sia recato con lui alla sua residenza di vacanze a Ciro’.

La capitale della regione del Baden-Württemberg ha un grado di notorietà di tutto rispetto presso gli inquirenti dell’Associazione Antimafia italiana DIA anche in materia di riciclaggio di denaro sporco della Ndrangheta: ”a Stoccarda l’organizzazione ha già acquistato molte villette a schiera”. Succede addirittura che i prestanome della mafia calabrese a volte non riescono piu’ ad avere le idee chiare. Gli investigatori italiani una volta hanno intercettato una telefonata: “dobbiamo comprare la casa?” , riferiva la domanda al clan in Calabria. Il boss rispose sbottando: “Ehi, ma quella ce l’abbiamo già!”.

Tuttavia presso l’Ufficio Criminale Regionale (LKA) non si vede neanche l’ombra di un avvio di indagine: “noi osserviamo la scena, ma dobbiamo avere prima di tutto una base di sospetto concreta”. Non c’è da stupirsi se il Baden-Württemberg, durante la carica del governatore del Land Oettinger, non ha applicato per anni la legge dell’Unione Europea per la lotta al riciclaggio del danaro sporco a partire dal 2001, come riferisce Andreas Frank, esperto di riciclaggio del danaro. Il governo del Land ha deciso di rafforzare solo tre mesi fa le misure antiriciclaggio nell’ambito del commercio immobiliare, degli intermediari assicurativi e dei servizi finanziari, colmando così le lacune legislative – proprio quando Oettinger stava per approdare alla commissione europea.

Gli inquirenti italiani, come il magistrato Nicola Gratteri che ha indagato con grande professionalità sull’omicidio delle sei persone a Duisburg, recriminano alla Germania di aver fatto finora troppo poco per la lotta alla mafia: “in Germania manca la legislazione necessaria. Se non ci si rende conto che si deve collocare il delitto nel quadro di appartenenza a un’associazione criminale di tipo mafioso e che si deve creare un sistema di sequestro dei beni, il paese non avrà gli strumenti per combattere la mafia.”. Anche il Ministro degli Interni italiano Roberto Maroni ha chiesto un impegno più incisivo da parte della Germania nella lotta alla mafia. “Se non c’è una legislazione efficace per intervenire sequestrando i beni allora i riciclatori di denaro sporco investiranno là dove possono fare i loro affari”.

Il giudice istruttore Aldo Morgini (Aldo Morgigni, n.d.t.) parla di “uno dei più colossali casi di truffa italiani”.

[Articolo originale "Zur Geldwäsche nach Stuttgart" di Rainer Nübel]

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