sabato 8 maggio 2010

Il delitto Pasolini, le stragi, il capitolo scomparso e le manovre di Dell'Utri. Riecco la "Manona" di Via Montenevoso?


Domenica 14 marzo 2010 alle ore 14.08 
Di Luigi Grimaldi. La rivelazione del senatore:"Parla dell'Eni, è un testo inquietante"

Chi si ricorda di "Via Montenevoso'"? Parliamo del Memoriale di Aldo Moro ritrovato nel covo delle Brigate Rosse. Una versione del testo dattiloscritto fu ritrovata il 1 ottobre del 1978 in un appartamento-covo delle Brigate Rosse di via Montenevoso a Milano. Gli inquirenti dichiararono che l'appartamento era stato "scarnificato", quindi si era certi che fosse impossibile ritrovare altro materiale. Molti anni dopo, però, nell'ottobre del 1990, durante alcuni lavori di restauro nello stesso appartamento, fu rinvenuta un'altra versione del testo, più estesa, e del denaro ormai fuori corso. Un ritrovamento stano e mai del tutto chiarito in relazione alle "ombre" subito avanzate da Bettino Craxi pronto a dare un particolare rilievo ad una lettura del fatto dai contorni ricattatori, suggerendo l'intevento di una "manona" dietro il nuovo e imprevedibile ritrovamento. Forse ora sta accadendo qualcosa di simile. A 35 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini Marcello Dell’Utri, politico, bibliofilo, al centro di indagini e processi sui rapporti tra Mafia e politica, ha annunciato una scoperta che sarà svelata soltanto all’apertura della XXI mostra del libro antico di Milano, che si terrà al Palazzo della Permanente dal 12 al 14 marzo.
Si tratta di un dattiloscritto scomparso o più probabilmente rubato, di Pasolini, che avrebbe dovuto costituire un capitolo del romanzo/verità incompiuto “Petrolio”.
Su come ne sia venuto in possesso il senatore Dell’Utri c'è un fitto mistero.
«L’ho letto ma non posso ancora dire nulla - ha dichiarato Dell’Utri - è uno scritto inquietante per l’Eni, parla di temi e problemi dell’azienda, parla di Cefis, di Mattei e si lega alla storia del nostro Paese». Parole che per la verità puzzano un pochetto di bruciato.
Pur non volendo anticipare il contenuto del capitolo, Dell’Utri non ha esitato a parlare di “giallo” a proposito del destino del dattiloscritto. «Credo - si è limitato a dire - che sia stato rubato dallo studio di Pasolini».
A spiegare la gravità del fatto Gianni D’Elia, poeta, saggista e scrittore, che per primo ha individuato l’importanza del capitolo scomparso del libro postumo di Pasolini, nel suo volume “Il petrolio delle stragi”, edito da Effigie.
«Pazzesco, roba da matti, incredibile. Quel capitolo del romanzo “Petrolio”, ritenuto dal giudice Calia un documento storico sulle stragi d’Italia, è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un “corpo di reato”. Se è vero, Dell’Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini», ha commentato D’Elia.

«Ho scritto che c’era una continuità tra il potere proto-piduista di Eugenio Cefis e il potere attuale - ha aggiunto - ma mai avrei creduto che un’eredità culturale e politica contemplasse anche il ricevere quelle carte, quel capitolo sottratto da casa Pasolini dopo la sua morte e che potrebbe anche averla giustificata, motivata». Insomma Dell'Utri è destinatario di una bella e misteriosa "eredità". È materia sulla quale non si scherza, quel capitolo trafugato nella casa di Pasolini è assai significativo per indagare su una parte rilevante e drammatica dei misteri d'Italia. Moro con Pasolini non c'entra nulla. Ma anche qui, proprio come nel caso dei misteri di Via Montenevoso, sembra essere entrata in gioco la solita "manona", protagonista di un gioco che sembra un sistema permanente di ricatti incrociati. C'è da tempo in corso una partita, un gioco pericoloso tra due squadre, che chiamerei ( tanto per fare un esempio A1 e A2 o P1 e P2 ). Solo che in mezzo a questo scontro ci siamo sempre noi, ignari spettatori/protagonisti a cui inevitabilmente arrivano le pallonate!

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