sabato 8 maggio 2010

Alla fine, Berlusconi . Il casanova delle escort.


Articolo di Politica estera, pubblicato venerdì 5 marzo 2010 in Brasile da Carta Capital 
fonte: iltaliadall'estero

Arriva Silvio Berlusconi. Il casanova delle escort, il papi delle ragazzine, il sultano d’Italia. È probabile che la visita non duri più di un giorno, martedì 9, per un incontro con il presidente Lula a Brasilia. Sullo sfondo ci sono i buoni affari che stanno per essere conclusi tra i due paesi. Tra cui l’inaugurazione della maggiore fabbrica di trattori del mondo a Sorocaba, di un’altra unità industriale nel Paraná e la fornitura di oltre 2 mila veicoli militari per le nostre Forze Armate. Opere della Fiat.

La visita ha corso il rischio di essere rimandata a causa della tesa situazione italiana, in vista delle elezioni regionali fissate per la fine del mese. I maggiori problemi di Berlusconi nascono all’interno degli eredi di Forza Italia, fondata dallo stesso premier, e di Alleanza Nazionale, la formazione di origine nefascista di Giancarlo Fini, attuale presidente della Camera. Infatti il matrimonio vacilla in prossimità delle elezioni, termometro delle condizioni psicosomatiche del governo.

Il mercurio tende ad abbassarsi. Casi di corruzione che coinvolgono personaggi berlusconiani, problemi giudiziari che si accumulano per il primo ministro, tentativi per ora appena abbozzati di approvare leggi a suo favore come cittadino comune, tutto cio’ sta mettendo Berlusconi in difficoltà come non succedeva da molto tempo. Si aggiunga il pasticcio commesso da funzionari del PDL: le liste elettorali in Lombardia e nel Lazio sono state respinte dalla Giustizia per essere state consegnate oltre la scadenza. Un ulteriore motivo per Berlusconi di protestare contro i giudici. Comunisti!

Ci sono alleati che si sentono imbarazzati per il modo di fare del leader, quando non si tratta di un franco disaccordo del principale alleato, Fini, il quale finisce col dire: “Non mi piace questo PDL”. Si diffonde la sensazione che una cospirazione stia serpeggiando tra i settori della maggioranza.

L’Italia di oggi non è quella degli anni 60, del miracolo economico che la trasformò in una delle nazioni più ricche del mondo, o degli anni 70, che alcuni definiscono di piombo, di un decennio che di fatto fu caratterizzato da un’intensa vita politica e da trasformazioni cruciali. Sfortunatamente in Brasile c’è ancora chi pretende di mettere a confronto i nostri tempi bui con quelli dell’Italia.

Il decennio fu segnato nella penisola dall’azione di sindacati forti, comunisti, cattolici e socialdemocratici, mentre il PCI, guidato da Enrico Berlinguer, minacciava la supremazia della Democrazia Cristiana. Nelle elezioni del 1976 il PCI si avvicinò alla DC, distanziandola per meno del 3% dei suffragi. Il contributo di una sinistra disposta a sopravvivere e a difendere la democrazia fu decisivo per il progresso e la distribuzione della ricchezza.

La crescita a sinistra della frontiera con quella che allora veniva chiamata Cortina di Ferro attizzò i timori americani e attirò nella penisola i servizi segreti più famosi, a cominciare dalla CIA e dal KGB. La terra che per vari secoli fu campo di battaglia tra i sovrani europei divenne la ribalta di uno scontro feroce dietro le quinte, un capitolo significativo della Guerra Fredda.

Si prestarono al gioco, in buona o cattiva fede, i terrorismi di estrema sinistra e di estrema destra. Questi, per esempio, fecero esplodere la stazione ferroviaria di Bologna uccidendo oltre 80 persone. Gli altri, per esempio, uccisero Aldo Moro, responsabile del progetto di compromesso storico insieme a Berlinguer, destinado a stringere un’alleanza tra le forze di centro e di sinistra.

Ci fu inoltre chi sparò indistintamente alle gambe di innocenti, e chi ammazzò un macellaio accusato di portare avanti idee fasciste, o un gioielliere che non si rassegnava a subire il sequestro proletario della sua merce. In questa frangia tragica, oltre che patetica, traffica Cesare Battisti, incarcerato nella prigione Papuda a Brasilia e tuttora in attesa della decisione finale del presidente Lula.

Non sappiamo se l’argomento sia previsto in agenda tra Lula e Berlusconi. S’immagina comunque che se Battisti rimarrà in libertà tra di noi Berlusconi non perderà il sonno. Forse sarebbe per lui un favore, che gli risparmierebbe un ulteriore problema. Sarebbe enorme, però, il danno fatto alla Giustizia e alle relazioni italo-brasiliane, ratificate tra l’altro da un trattato di estradizione firmato 12 anni fa. Negare l’estradizione offende un Stato Democratico di Diritto e straccia il trattato.

Sappiamo da fonti diverse che tale è l’opinione di varie autorità brasiliane, inclusi ministri, e che Tarso Genro [ministro della Giustizia che ha concesso rifugio a Battisti, NdT] è stato criticato duramente da ex-comunisti italiani tra i quali Massimo D’Alema, amico personale del nostro ministro. Si tratta di proteste di chi fu protagonista di quegli anni di piombo, soggetti da questa parte dell’Equatore a peculiari interpretazioni persino da parte di rinomati professori di Diritto.

[Articolo originale "Enfim, Berlusconi" di Mino Carta]

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